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perché la tua stanchezza
era troppo profonda e mortale.
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Nella penombra, la pelle delle tue
braccia e della tua gola era viva.
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Io la sentivo tiepida e asciutta,
volevo passarvi sopra le labbra,
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ma il pensiero di poter turbare
il tuo sonno
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e di averti ancora sveglia
tra le mie braccia, mi tratteneva.
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Preferivo averti così, come una cosa
che nessuno poteva togliermi
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perché ero il solo a possederla,
una tua immagine per sempre.
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Oltre il tuo volto,
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vedevo qualcosa di più puro e
di più profondo in cui mi specchiavo.
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Vedevo te,
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in una dimensione che comprendeva
tutto il mio tempo da vivere.
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Tutti gli anni futuri e anche
quelli vissuti prima di conoscerti,
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ma già preparato ad incontrarti.
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Questo era il piccolo miracolo
di un risveglio.
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Sentire per la prima volta che tu mi
appartenevi non solo in quel momento
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e che la notte si prolungava
per sempre accanto a te,
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nel caldo del tuo sangue,
dei tuoi pensieri,
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della tua volontà
che si confondeva con la mia.
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Per un attimo ho capito
quanto ti amavo, Lidia.
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E' stata una sensazione così intensa
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che ne ho avuto gli occhi
pieni di lacrime.
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Era perché pensavo
che questo non dovrebbe mai finire,
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che tutta la nostra vita
dovrebbe essere per me
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come il risveglio di stamane.
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Sentirti non mia,
ma addirittura una parte di me.
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Una cosa che respira con me
e che niente potrà distruggere
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se non la torpida indifferenza
di un'abitudine
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che vedo come I'unica minaccia.
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Poi ti sei svegliata
e ancora sorridendo nel sogno,
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mi hai baciato e ho sentito
che non dovevo temere niente,
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che noi saremo sempre
come in quel momento.
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Uniti da qualcosa che è più forte
del tempo e dell'abitudine."