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Da piccola, mi affascinavano.
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Era come lasciare il quartiere in astronave,
andando verso un altro pianeta.
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Che fai? Non é qui.
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La tua fermata. Andiamo.
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-Che fai? Lascialo stare.
-Forza, la tua fermata.
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Che succede? Avete cambiato uniforme?
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L"altra mi piaceva di piú.
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-Lo conosci?
-E ubriaco.
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Mi sei mancato.
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Ecco il mio giardino.
Scusa, é un po" trascurato.
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Ci giocavo con Ana,
la prima amica che ho avuto qui.
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Passavamo tutto il giorno insieme.
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lo ero Lancillotto, lei Ginevra
e questo era il castello.
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Facevamo finta che ci fosse
un grande giardino di rose,
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e che dentro ci fosse nascosto un anello.
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Se lo trovavi, diventavi subito grande.
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Era I"anello di una lattina.
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Un giorno Ana mise la mano
in un cespuglio per cercarlo...
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e si punse.
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Disse che era una spina, ma non era vero.
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Era una siringa. Il gioco fini.
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-Mori?
-No, a lei non successe niente.
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Ma a me si.
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Cosa?
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Mi svegliai.
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Fu la fine dei sogni.
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La fine del castello, dei giochi...
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Qui non ci sono rose.
Le rose crescono solo nei vostri giardini.
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Non sempre.
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A volte i sogni si avverano.
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-Sei anche un esperto di sogni?
-Giá.
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I sogni e gli autobus sono la mia specialitá.