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Qui è Mary Godwin.
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Malgrado l'elenco attori,
non è ancora Mary Shelley.
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Il prologo fu ideato da Whale,
la prima stesura da Edmund Pearson.
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Pearson disse di aver creato anacronismi
"a beneficio dei censori".
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In realtà, il poeta inglese Percy Shelley
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abbandonò la moglie Harriet
e i loro due figli
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per vivere all'estero
con Mary Godwin.
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Ebbe da Mary
un figlio illegittimo.
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Si sposarono
solo dopo il suicidio di Harriet,
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che coincise con la stampa
di Frankenstein nel 1818,
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il cui autore rimaneva anonimo,
come il personaggio nei titoli di testa.
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Dapprima, il prologo celebrava
la condotta amorale dei protagonisti.
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"Siamo tre infedeli,
che deridono il matrimonio,
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e credono in una vita libera",
affermava Mary
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nel dialogo eliminato, assieme
ai primi piani sul décolleté di Elsa.
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Quando Mary parla del suo pubblico,
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non si riferisce ai suoi lettori,
ma ai suoi amici.
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Per la parte di Shelley
si era pensato a Frank Lawton.
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Poi David Niven fece un provino,
ma fu respinto.
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Lo sceneggiatore John Balderston
rielaborò il prologo,
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ma solo col copione finale di William
Hurlbut fu raggiunta la perfezione
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che rende La moglie di Frankenstein
così memorabile.
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Vi lavorarono otto sceneggiatori,
ma la storia e il linguaggio del film
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si devono quasi interamente
a William Hurlbut e James Whale.
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Questa scena del corteo funebre
apriva il film Frankenstein,
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ma manca ancora dalle copie di oggi.