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Le riprese sarebbero state
piu' facili.
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Ordinammo uno speciale sistema
di lenti periscopiche
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in modo da poter avvicinare
l'obiettivo al modello.
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Il periscopio si trovava
a circa un metro dalle lenti
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per insinuarsi tra le ali
e riprendere le angolature.
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Volevamo avere
abbastanza luci sulla nave,
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cosi' che
potesse autoilluminarsi.
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C'era una piccola luce
che emergeva dalla fusoliera
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e che illuminava l'ala
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che sosteneva il propulsore
con luci interne.
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Ma non appena provammo
con poche lucette,
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pensammo di usare una quantita' doppia
di bagliori luminosi
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come se fossero fonti di luce.
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Ma escogitammo una semplice tecnica
con Dave Stewart e Richard Yuricich
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che erano maestri della fotografia.
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Dave si occupava della fotografia
delle miniature.
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Accendemmo una forte luce
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su un insieme di specchietti
di 2 cm inseriti in un perno.
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Potevamo prendere quella luce
e ottenerne cinquanta.
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Si producevano delle scintille
che conferivano dimensione.
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Non c'e' un'unica luce principale.
Ci sono centinaia di lucette.
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Questo la faceva sembrare
piu' grande.
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C'era l'effetto meraviglioso
di andare a velocita' di curvatura
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seguito dalla sequenza
del buco nello spazio.
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Ci vollero nove mesi per completarlo
e molto tempo per riprenderlo.
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L'effetto del buco nello spazio
era molto sofisticato.
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Viene emesso un raggio laser
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su uno schermo
a proiezione posteriore
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mentre la cinepresa si muove avanti e
indietro per creare l'effetto tunnel.
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In buona sostanza,
e' un effetto a spirale
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che viene trasformato
in un effetto scan longitudinale.
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Bob Swarthe si occupo' degli interni.
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Servendosi della tecnica
del rotoscoping,
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creo' piccole sagome
ed esposizioni effetto chioma.