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E' una scena di tre minuti. Occorsero
40 o 50 posizioni della cinepresa.
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Ogni posizione della cinepresa
si basava su quattro modi diversi.
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Doveva essere fatto al rallentatore.
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Poi la cinepresa veniva rimossa
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e si utilizzava
una vecchia cinepresa da 65 mm
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dotata di un obiettivo piu' grande,
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utile per gli effetti speciali.
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Poi dovevamo girare una scena
al rallentatore con la 65 mm.
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In genere, quando finisci
una scena e sei soddisfatto,
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il regista dice "stampa"
ed hai finito.
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Nel caso di quella sequenza,
eri solo a un quarto del lavoro.
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La facevano al rallentatore.
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Si facevano tante riprese
quante ne servivano per ottenerla.
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Portavano la 65 mm. Si facevano tante
riprese quante ne occorrevano.
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Poi una ripresa
al rallentatore a 65 mm.
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Alla fine di quell'allestimento...
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fu una vera impresa.
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Fu molto difficile.
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Non volevamo chiudere con
l'esplosione dell'asteroide.
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Cosi' abbiamo girato
la sequenza originale.
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Questo e' il siluro fotonico.
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Potevamo usare
un laser argon da 20 watt,
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che a quel tempo
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era una sorta di congegno Beta.
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Non ce n'erano molti.
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Aveva bisogno di un'enorme
quantita' di energia per funzionare.
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Richiedeva grandi quantita' d'acqua
per raffreddare l'alimentatore.
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L'abbiamo usato
24 ore al giorno per tre mesi
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per realizzare i siluri fotonici
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sia per il materiale
della nave Klingon
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che per i siluri fotonici,
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o le armi sul V'Ger.
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Penso che la sequenza del buco
nello spazio fosse di tre pagine.