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Si produce un effetto a strisce
dalla luce principale, dalle persone,
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e dalle luci lampeggianti.
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L'effetto viene
progressivamente accentuato.
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E' stata una vera impresa adattare
quest'effetto all'azione dal vivo
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ed integrare il tutto.
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E' difficile farlo se la telecamera
si muove in modo dinamico.
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L'idea del buco nello spazio era
di Isaac Asimov, consulente del film.
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La possibilita' di viaggiare piu'
veloce della luce affascinava Gene.
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L'Enterprise fu ripresa normalmente.
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Poi Bob Swarthe prese dei mascherini
mobili ad alto contrasto
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dai riflettori e li sfoco'
sul supporto per l'animazione.
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Era un procedimento a effetto chioma.
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Ogni ripresa e' stata rielaborata.
E' un effetto notevole.
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Stephen Collins.
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La sequenza del buco nello spazio
richiese tre settimane di riprese.
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In tre settimane si puo' girare
un film per la televisione.
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E' una scena di tre minuti. Occorsero
40 o 50 posizioni della cinepresa.
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Ogni posizione della cinepresa
si basava su quattro modi diversi.
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Doveva essere fatto al rallentatore.
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Poi la cinepresa veniva rimossa
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e si utilizzava
una vecchia cinepresa da 65 mm
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dotata di un obiettivo piu' grande,
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utile per gli effetti speciali.
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Poi dovevamo girare una scena
al rallentatore con la 65 mm.
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In genere, quando finisci
una scena e sei soddisfatto,
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il regista dice "stampa"
ed hai finito.
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Nel caso di quella sequenza,
eri solo a un quarto del lavoro.
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La facevano al rallentatore.
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Si facevano tante riprese
quante ne servivano per ottenerla.
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Portavano la 65 mm. Si facevano tante
riprese quante ne occorrevano.
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Poi una ripresa
al rallentatore a 65 mm.
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Alla fine di quell'allestimento...
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fu una vera impresa.
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Fu molto difficile.