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Lui era un cliente abituale,
un americano.
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Comprava carta da musica,
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molta o poca,
a seconda delle sue disponibilità.
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Sembrava così solo,
così disarmato e timido.
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Vi era in lui
qualcosa di patetico.
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Un giorno, qualcuno
cercò di passargli avanti.
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Quando ignorai il cliente
sgarbato, mi sorrise, grato.
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La vecchia domestica mi disse
che si chiamava Neville
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era compositore
e abitava all'ultimo piano.
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A volte, capivo che non mangiava
per comprare la carta da musica.
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Lo leggevo nei suoi occhi,
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nel suo sguardo ansioso.
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Spesso, gli davo dei fogli in più
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e una volta gli diedi
un resto superiore.
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Forse se ne rese conto,
ma non ne ero sicura.
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La sera dopo il lavoro, passando
sotto casa sua, lo udivo al piano
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ripetere dei passaggi
tante e tante volte...
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E mi fermavo ad ascoltare,
incantata e piena di malinconia.
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E poi?
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Per settimane, non lo vidi più.
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Seppi che era malato e
che gli avevano sequestrato il piano.
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Un giorno, tornò, pallidissimo.
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Chiese due scellini
di grandi fogli da orchestra
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e posò i due scellini sul banco.
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Sapevo che erano i suoi ultimi.
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Se solo avessi avuto
il coraggio di aiutarlo!
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Avrei voluto prestargli qualcosa
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ma anch'io ero timida.